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TRA IL DICIBILE E L'INDICIBILE - FEDERICA BEMBO

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Intervista a Federica Bembo A cura di Floriana Porta 1) Il mondo della realtà e l'universo del fantastico possiedono lo stesso incantesimo? Sì, penso abbiano lo stesso incantesimo. Quante volte un mondo fantastico dà una chiave di lettura della realtà? E quante volte la realtà supera l'immaginazione? Come poetessa mi lascio incantare da questo mistero. 2) Cosa significa per lei scrivere un libro? Scrivere per me è amore, terapia, ambizione e sfida. Creo corrispondenze fra i periodi della vita e i libri: ad ogni fase di crescita voglio far corrispondere la pubblicazione di un libro. Una cosa importante per me è scrivere testi che facciano sia emozionare che riflettere. 3) C'è ancora spazio per la poesia? Per la poesia ci sarà sempre spazio, perché le persone non possono vivere senza, anche se a volte non sembra. Avremo sempre bisogno del varco che ci apre tra il dicibile e l'indicibile. FEDERICA BEMBO Federica Bembo nasce a Firenze nel 1991. È una poetessa poliedrica, ne

LA NATURA AL CENTRO DEL NOSTRO ESSERE - PAOLA LORETO

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Intervista a Paola Loreto A cura di Floriana Porta 1) Qual è il legame che unisce da sempre la natura e l’uomo? Il fatto che siamo natura. Ce lo siamo dimenticati, perché Cartesio ha inaugurato tanto tempo fa un’epoca lunghissima, con il suo “cogito ergo sum”, che ancora getta la sua ombra su di noi. Ma non siamo radicalmente altro dagli animali, come dice lo specismo. Siamo anche animali, come dice l’antispecismo, sempre nel campo degli studi sugli animali ( animal studies ). Il che non vuole dire che non ci distinguiamo dagli animali, o che dobbiamo abdicare ai frutti migliori dell’umanesimo, una delle avventure più belle della nostra mente. Ma vuol dire che avere perso la consapevolezza di essere anche un corpo e di avere una vita del corpo ci causa molta infelicità: ci porta lontano dalla nostra casa. Vuol dire che ricordarci che siamo natura può permetterci di non farci dominare dai nostri strumenti (tecnologici), sempre più potenti, come avrebbe detto Henry David Thoreau: non ri

IL FLUSSO COLLOQUIALE CON LA MORTE - LA POESIA DI ALESSANDRO MOSCE’

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Intervista ad Alessandro Moscè A cura di Floriana Porta 1) La morte è il leitmotiv della sua raccolta. Tiziano Broggiato, nella nota di copertina, parla del sibilo misterioso, radente della morte, alludendo alla malattia infantile, alle rarefazioni che sovrappongono il fiato corto della possibile resa e la consapevolezza di una voluta trasfigurazione. La morte è una rimozione psichica e una verità insidiosa, il senso della finitudine umana. Qualcosa che non si può osservare, ma che rende ogni esistenza drammatica perché non conosciamo il destino umano, ciò che ci aspetta. Il rovello, però, apre una porta, quella dell’immaginazione, alla quale il poeta si affida con tutto sé stesso. Per questo ho sempre preferito la dimensione individuale, sovrasensibile, rispetto alla storia, all’ideologia, alla morale. E’ la percezione metafisica e ultraterrena che forgia una buona parte della mia scrittura in versi. La morte rappresenta nient’altro che una prosecuzione incomprensibile della ferialità

IL POTERE SEDUTTIVO DELLA PAROLA

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 Intervista a Federico Preziosi A cura di Floriana Porta 1) Poetare significa indagare, rielaborare e registrare? E se si, con quali regole questo accade? Poetare significa fare, costruire, attraverso la parola, ma nel materializzare suoni e immagini con le combinazioni fonetiche si indaga, rielabora, registra. Come accada un simile prodigio non saprei spiegarlo in maniera sistematica. Se penso a me stesso, all'esperienza personale maturata alle prese con la scrittura, sebbene non abbia la presunzione di annoverarmi tra i prodigi, posso dire di intravedere un compromesso tra regola personale e ispirazione. Ogni poeta, ossia colui che si esprime attraverso l'atto poetico, mette in campo un linguaggio ricco di letture, esperienze di vita, ed è forte di precedenti tentativi di scrittura. La poesia, tuttavia, richiede uno slancio immaginifico e possibilmente sonoro, è parola che va oltre e si relaziona all'Altro generando esperienze sensoriali variegate, distruggendo il senso p

LA PAROLA POETICA È UN PONTE TRA NOI STESSI E IL MONDO ESTERNO

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Intervista a Camilla Ziglia A cura di Floriana Porta 1) La parola è spesso un filtro tra noi stessi e il mondo esterno?  La scelta lessicale può essere un filtro culturale o ideologico, ma la parola, soprattutto la parola poetica, è un ponte tra noi stessi e il mondo esterno, inoltre è socraticamente generante nel logos. 2) È la luce o l'ombra in eterno contrasto col mondo?  Luce ed ombra contrastano fra loro o, meglio, contrastano i concetti di presenza-assenza delle medesime particelle fotoniche; non contrastano con il mondo perché esso contempera l’una e l’altra. Hanno una carica simbolica antica e potente, non certo scontata: riguardano entrambe sia la vita sia la morte, sia il mondo fisico sia il metafisico. 3) Cosa ci hanno tramandato i poeti antichi? Qual è il legame che ci unisce? Dai poeti antichi prendiamo la misura di cosa sia cambiato nel nostro sentire attraverso i diversi sistemi epistemologici che hanno caratterizzato luoghi o epoche e cosa sia rimasto di tipicamente

POIESIS E PRAXIS - L'AGIRE IN POESIA

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 Intervista a Maurizio Soldini A cura di Floriana Porta Fotografia di Dino Ignani 1) Poesia è tutto quello che ci circonda o suggerisce uno spazio che non c'è?  La poesia non è tutto, non è tutto quello che ci sta attorno e neppure è suggestiva di un qualche spazio e in particolare non è un’utopia. Potrebbe essere come uno “spolverio” (chiedo scusa per la citazione) “delle meccaniche terrestri”. Polvere che si solleva, ora sì ora no, nelle dinamiche, ma anche nelle stasi, tout court nelle meccaniche dell’esistenza terrena. E si posa sullo spazio della realtà circostante per esistere di per sé come poiesis, come prodotto di un’arte che in quanto tale è alla ricerca di un senso da dare allo spazio e al tempo. In particolare, per fare da rivestimento a un tempo che essenzialmente è nudo. 2) Qual'è il tuo sogno più grande? Continuare a esistere, finché sarà possibile, per continuare a sognare ad occhi aperti e vigili per dare a questa vita un senso con la parola - soprattutto quell

UN INCANTO PRIMORDIALE

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 Intervista ad Alessandro Moscè  A cura di Floriana Porta  1) La tua poesia segue antiche rotte o ne traccia di nuove? La mia poesia è fortemente legata alla terza generazione del secondo Novecento italiano e non traccia nuove rotte, bensì segue propositi anti-ideologici, se così possiamo definirli. Nella storiografia letteraria degli anni Sessanta, come è noto, si è registrata una disputa tra gli eredi del Grande Stile e l’Avanguardia, in particolare tra i cosiddetti neo-crepuscolari e i Novissimi del Gruppo 63. Poeti di primo piano, però, scelsero una direzione alternativa optando per un verso libero, tradizionale. La mia è una poesia che dice, che racconta sotto forma lirico-narrativa accantonando ogni opzione gergale e l’eco di quella frattura alla quale accennavo. I miei punti di riferimento sono, tra gli altri, Umberto Saba con la sua poesia onesta nel flusso vitale della quotidianità, Eugenio Montale, Mario Luzi, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni, Sandro Penna e Alfonso Gatto. In