UN INCANTO PRIMORDIALE
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Intervista ad Alessandro Moscè A cura di Floriana Porta 1) La tua poesia segue antiche rotte o ne traccia di nuove? La mia poesia è fortemente legata alla terza generazione del secondo Novecento italiano e non traccia nuove rotte, bensì segue propositi anti-ideologici, se così possiamo definirli. Nella storiografia letteraria degli anni Sessanta, come è noto, si è registrata una disputa tra gli eredi del Grande Stile e l’Avanguardia, in particolare tra i cosiddetti neo-crepuscolari e i Novissimi del Gruppo 63. Poeti di primo piano, però, scelsero una direzione alternativa optando per un verso libero, tradizionale. La mia è una poesia che dice, che racconta sotto forma lirico-narrativa accantonando ogni opzione gergale e l’eco di quella frattura alla quale accennavo. I miei punti di riferimento sono, tra gli altri, Umberto Saba con la sua poesia onesta nel flusso vitale della quotidianità, Eugenio Montale, Mario Luzi, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni, Sandro Penna e Alfonso Gatto. In