LA POESIA PUÒ SALVARCI

 Intervista a Selene Pascasi

A cura di Floriana Porta





1) La poesia ci rende indifesi o al contrario ci rafforza?

Entrambi. A mio avviso, la poesia ci rende dapprima indifesi, perché ci aiuta a far crollare le barriere che nel tempo abbiamo costruito attorno all’anima per scudarci dal dolore, e poi, tornati all’essenza delle nostre verità, ci rafforza mettendoci in dialogo con la versione più autentica di noi. Un ruolo, quello della poesia, che può salvarci dalle inquietudini della vita e, in qualche modo, avvicinarci alla misteriosa dimensione divina.

2) Quali sono gli elementi nutritivi della sua riflessione in versi?

A nutrire le mie riflessioni, sono miriadi di sensazioni. Sono tutte le emozioni che il tempo si diverte a scaraventarmi contro, nel bene o nel male. Una poesia nasce dal sorriso sdentato di un vecchio, da una storia finita, da una promessa mantenuta, dal profumo di un fiore o dalle lacrime di un uomo solo. Sì, perché, se ci riflettiamo, tutto ciò che ci circonda è poesia o, almeno, può diventarlo se sappiamo leggere a sensi accesi le sfumature dell’universo. 

3) L'amore è la più grande matrice di poesia?

Sì, ma l’amore inteso in senso ampio e non solamente come trasporto psicofisico tra due persone. L’amore per Dio, per esempio, esattamente come l’amore per la natura, sono da sempre matrici di poesia di estremo impatto emotivo. Ancora, l’amore per un ideale o per la giustizia possono partorire poesie di denuncia contro le piaghe sociali che ci affliggono, quali la violenza imperante o l’anestesia del pensiero. Un’altra matrice? Per me, la malattia e la morte di mio padre, che mi hanno iniettato dentro tanta sofferenza ma intrisa di poesia.  

   

SELENE PASCASI


Selene Pascasi è avvocato, giornalista per Il Sole 24 Ore, critico musicale. È autrice di La persona oggetto di reato (Giappichelli 2011), Sanity and Insanity in a Criminal Trial (Atlanta 2012), e delle sillogi Con tre quarti di cuore (Galassia Arte 2013), Come piuma sulla neve (Ursini 2018), l’aforismario In attesa di me (Rapsodia 2015), i romanzi Dimmi che esisto (La Gru 2018) da cui è tratto il docufilm “Musicanti e Attese verticali” (Libero Marzetto 2021). Vince il Luca Romano, il Per troppa vita che ho nel sangue, il Merini, lo Zirè d’oro, il Ciò che Caino non sa, la Targa Perillo, il Kalos e il Premio della Critica Overdose di cultura.

La sua ultima silloge è Senza me (Eretica 2021) e ha partecipato all’antologia poetica Cuori a Kabul (Graphe.it, 2021). Con "A un ricordo da te" esordisce con i tipi di Scrivere Poesia e dedica la silloge ad Airalzh per la ricerca scientifica contro l'Alzheimer.


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