IL LINGUAGGIO, LE FORME E L' ESPRESSIVITÀ DELLA POESIA

 Intervista a Marco Furia

A cura di Floriana Porta




1) La dimensione della poesia si muove inesorabilmente in una duplicità, fra le due immagini del tempo: presente e futuro. Lo sguardo del presente converge con quello sognante e cosmico dell'eternità?

Non credo che la poesia si muova in maniera necessariamente inesorabile “tra due immagini del tempo”, penso tuttavia che passato e futuro siano per il poeta tratti per nulla secondari: esiste, a mio avviso, una sorta di specifica “intimità” tra la scrittura in versi e i suddetti aspetti temporali.
Per noi umani l’attuale è ciò con cui abbiamo a che fare momento dopo momento, mentre l’avvenire, in ogni modo incerto, può essere aspettativa, progetto, calcolo del possibile e, per alcuni individui, perfino tentativo di predizione.
Nell’ambito poetico certi confini tendono spesso a divenire meno marcati non tanto (o non sempre) per rivolgersi a cosmici sogni “dell’eternità”, bensì per proiettare i lettori verso dimensioni altre, nuove, in cui in cui passato, presente e futuro non sono poi così distinti.


2) Secondo Thomas Mann la parola può celebrare la bellezza ma non è capace di esprimerla del tutto. Secondo lei la poesia invece è in grado di esprimere la bellezza in ogni sua forma?

Ognuno di noi può rendersi conto di come ciò che è ritenuto bello possa assumere aspetti diversi: così, ad esempio, godere della vista d’un panorama, dell’osservazione d’un dipinto, d’una rappresentazione teatrale, della lettura d’un testo, eccetera, pur partecipando della natura del bello, si presentano quali circostanze differenti.
Venendo allo specifico della parola proposta dal poeta, ritengo quest’ultima un artistico linguaggio i cui originali, illuminanti, tratti sono in grado di promuovere ulteriori consapevolezze.
Insomma, a mio avviso, il verso, proprio in virtù della sua valenza estetica ed emozionale, può aiutare a meglio comprendere e, di conseguenza, a vivere con maggiore coscienza: quanto al quesito posto, penso che l’espressione poetica, ovviamente se valida, non necessiti di nulla di più, ossia che basti a sé medesima.


3) Dove finisce il linguaggio e inizia la vita?

In termini generali, credo non si possano ravvisare rigorosi confini tra linguaggio e vita poiché le nostre maniere di considerare il mondo e noi stessi, con la loro vivida espressività aperta a ulteriori sviluppi, mi paiono non separabili dall’esistenza: possono mutare, certo, ma in quanto la nostra vita si è modificata assieme ad esse.




MARCO FURIA

Marco Furia (Genova, 1952), poeta, laureato in Giurisprudenza. Già collaboratore di Adriano Spatola, ha pubblicato: Effemeride (1984), Mappaluna (1985), Arrivano i nostri (in Fermenti letterari, 1988), Efelidi (1989), Bouquet (1992), Minime topografie (1997), Forma di vita (1998), Menzioni (2002), Impressi stili (2005), Pentagrammi, con sette grafiche-collages di Bruno Conte (2009), La parola dell’occhio (2012), Scritti echi (eBook, 2015), Iconici linguaggi (eBook, 2016), Tratteggi (2017), Pittorici idiomi (eBook, 2018), Minime circostanze (2021). Sue poesie sono apparse su riviste e antologie italiane e straniere. Svolge attività critica.

Ha partecipato a numerose manifestazioni con lettura di propri versi, per alcuni dei quali sono state composte partiture dai musicisti Francesco Bellomi e Roberto Gianotti. Silente meraviglia, plaquette con pensiero visivo di Bruno Conte è stata pubblicata all'inizio del 2009. Alcune brevi raccolte sono apparse on line su Fili d’aquilone (www.filidaquilone.it), perìgeion (perigeion.wordpress.com) e su La dimora del tempo sospeso -Iquaderni della foce e la sorgente (rebstein.wordpress.com): la rivista on line BombaCarta-Lettera in versi gli ha dedicato il n. 71. Sue poesie visive sono state inserite in rassegne internazionali e pubblicate su periodici italiani e stranieri. Ha fatto parte della redazione di Anterem, collabora con Il Segnale, con la rivista giapponese d ed è stato iserito nel Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020 a cura di Mario Fresa.


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