SULLA SOGLIA DEL SENSO




Intervista a Andrea Galgano

A cura di Floriana Porta


1) In una delle sue interviste ha dichiarato che Leopardi e Pascoli sono poeti “che prendono sul serio le parole e che rischiano l’anima quando scrivono”. Com'è arrivato a questa eccezionale conclusione?

Leopardi quando scrive i suoi Idilli fa esperienza di ciò che vede. Nella splendida fusione della vicinanza del sentimento e lontananza della contemplazione, come avviene ne L’Infinito. Pascoli, invece, addirittura sposta la dimensione dello sguardo (come una sorta di “sguardo vedovo”), per cui la lontananza diventa prospettiva vicina e ciò che appare davanti agli occhi viene disposto lontano. Per esempio in Nebbia, avviene un emblema di nascondimento. Entrambi comunicano, in tutte le loro opzioni esistenziali, un sentimento di bellezza, di movimento, di visione.


2) Scriviamo per conoscere e ri-creare noi stessi o per conoscere e ri-creare il mondo?

La parola è una nominazione del sacro del mondo e la poesia, come dice il filosofo Eugenio Mazzarella, è questo «strano fatto, in cui qualcosa si prende addosso la vita, o se la trova, e dice Essa custodisce, sulla soglia del senso, il mondo e vede tutto come se fosse la prima volta.


 

3) Una sensibilità attivamente percettiva e ricettiva è sicuramente una caratteristica imprescindibile di un buon poeta. Quali sono i fattori che, secondo lei, concorrono a determinarne un rafforzamento e quali, al contrario, possono influenzarla negativamente?

Per rispondere a questo mi viene in mente un testo meraviglioso di Gabriele D’Annunzio: La sera fiesolana. In tutta quella ricerca di sperimentazione, egli mette in scena il teatro dell’io. Un io in crisi che sente tutto il vuoto e allora cerca di espandersi. In quel quadro di Settignano, D’Annunzio compone il suo mosaico di sensazioni, di visioni. Non descrive, mostra. In una segreta rivelazione che risale a Francesco D’Assisi, qui D’Annunzio crea un’attesa, la insegue, la bracca. Come se tutto fosse vigilia. Ecco io credo che il livello vero di un poeta si attesti qui. Nelle colline che «su i limpidi orizzonti / s’incùrvino come labbra che un divieto / chiuda, e perché la volontà di dire / le faccia belle / oltre ogni uman desire / e nel silenzio lor sempre novelle / consolatrici, sì che pare / che ogni sera l’anima le possa amare / d’amor più forte». E poi quella chiusa di attesa siderea: «Laudata sii per la tua pura morte, / o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare / le prime stelle!».





ANDREA GALGANO


Andrea Galgano (1981), poeta, scrittore e critico letterario, è nato e cresciuto a Potenza. Collabora con il periodico on-line «Città del Monte», per il quale è editorialista e curatore di poesia e letteratura, e per le pagine culturali del quotidiano "Roma-Cronache Lucane". È direttore umanistico e docente di letteratura e scrittura creativa presso la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm di Prato–Padova, fondatore e direttore responsabile di «Frontiera_di_pagine_magazine_on_line». Coordina il progetto di ricerca sul senso religioso in Giacomo Leopardi per International Foundation Erich Fromm e lo sviluppo dei processi di formazione letteraria nelle professioni intellettuali per la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm. Ha scritto i libri di poesie: Argini (Lepisma editrice, 2012, prefazione di Davide Rondoni), Downtown (Aracne, 2015, tavole di Irene Battaglini, prefazione di Giuseppe Panella), Non vogliono morire questi canneti (CartaCanta, 2019, a cura di Davide Rondoni). È membro del comitato scientifico della collana “L'immaginale” per Aracne editrice, per la quale ha pubblicato i saggi Mosaico (2013) e Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido (2014, prefazione di Davide Rondoni, preludio di Irene Battaglini), Lo splendore inquieto (2018), i due volumi Frontiera di Pagine (2013, 2017) che raccolgono saggi e interventi di arte, poesia e letteratura e il catalogo Radici di fiume (Polo Psicodinamiche, 2013), un intenso percorso simbiotico di arte e poesia. Ha inoltre firmato 25 testi poetici in Desinenze di Luce (Calebasse, 2015) con il fotografo Renato Maffione, in un connubio originale tra parola e immagine.


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